L'inedito commentario Ad legem Julian de adulteriis

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Minnucci, Alberico Gentili tra mos italicus e mos gallicus. L’inedito Commentario Ad legem juliam de adulteriis, Bologna 2002 (Archivio per la Storia del diritto medioevale e moderno; Studi e Testi, 6)

Alberico Gentili (San Ginesio 1552 – Londra 1608). Giurista di fama, esule in Inghilterra nel 1580 per motivi religiosi e regius professor di civil law a Oxford dal 1587, il Gentili è noto alla letteratura specialistica soprattutto per aver pubblicato, in particolare, i De iuris interpretibus Dialogi sex (1582), e i De iure belli libri tres (1598): due opere che hanno spesso indotto gli studiosi a considerarlo, rispettivamente, come uno strenuo difensore del “mos italicus iura docendi” e uno dei padri fondatori del diritto internazionale moderno.

Le carte manoscritte del giurista italiano sono conservate presso la Bodleian Library di Oxford: carte che fino ad oggi risultano solo molto parzialmente esplorate. Nel fondo D’Orville 610, ff. 59r-69v, è conservato l’autografo, sicuramente risalente all’ultimo decennio del ‘500, che oggi viene criticamente ed integralmente edito nelle ultime pagine del volume (Appendice, pp. 169-206).

Il testo è preceduto da un’ampia illustrazione dell’opera (pp. 1-167). Si tratta di un vero e proprio Commentario nel quale il giurista illustra il Libro IX titolo IX del Codice giustinianeo: adulterio, stupro (inteso come relazione con una “virgo” o una “vidua”), lenocinio, disparità di trattamento fra coniugi in relazione ai reati sopra indicati, status processuale della donna, pene da irrogare agli adulteri, sono i temi che il giurista affronta alla luce del dettato della legislazione romano-giustinianea, e della letteratura che per secoli se n’è occupata avendo particolare riguardo, non solo alla dottrina civilistica, ma anche alla canonistica, al pensiero dei Padri della Chiesa ed ai maggiori umanisti del XVI secolo fra i quali il Cuiacio che il Gentili aveva aspramente criticato nei Dialogi del 1582.

Senza rinnegare quanto aveva teorizzato all’inizio degli anni Ottanta del XVI secolo, nel prosieguo della sua attività scientifica il giurista di San Ginesio ricongiunge i frutti copiosi delle Scuole dei Glossatori e dei Commentatori, con le nuove esigenze e le indiscutibili acquisizioni dottrinali dovute ai grandi giuristi umanisti, nel tentativo di ricercare un nuovo percorso tra la conservazione del grande patrimonio dottrinale dell’età intermedia e le esigenze di rinnovamento proprie del XVI secolo. È una novità che deve fa riflettere sull’opportunità di dover necessariamente collocare Alberico Gentili in una delle sue scuole (bartolisti e umanisti) che caratterizzarono un’epoca importante della storia giuridica europea.

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